BABEL
IL GIORNO DEL GIUDIZIO
-judgment day-
interactive web-documentary, 150', 2019
première
Tre persone, in attesa del giudizio della Commissione Territoriale per avere protezione internazionale. Ad attenderli, tre diversi destini che dovranno vedersela con il cambio di regole apportato dal Decreto Sicurezza Salvini del 2018. Entra nelle loro vite, esplora con loro la Babele di lingue, tradizioni e paesaggi che si intrecciano dietro la facciata nota della Torino quotidiana. Componi il tuo puzzle di frammenti di vite, confessioni, ricordi e desideri, per scoprire il loro mondo interiore, quello circostante e quello lontano delle origini. Dopo aver conosciuto la realtà attraverso lo sguardo e le esperienze dei protagonisti, vivi il momento in cui saranno sottoposti alla valutazione della burocrazia. Otterranno il permesso di soggiorno? O verranno respinti?
regia Manuel Coser, Gianluca De Serio, Andrea Grasselli, Guido Nicolas Zingari
soggetto Guido Nicola Zingari montaggio Diana Giromini suono Giovanni Corona vr interaction Sobrio - Interaction Design Agency (Web Design) produzione esecutiva Cristina Trio produttore Associazione Antiloco con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte, Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, Regione Piemonte - Assessorato Regionale alle Politiche giovanili – “Under 35 Digital Video Contest – Giovani protagonisti" |
Babel è un documentario interattivo per il web che racconta l'esplorazione della città di Torino realizzata da un gruppo di richiedenti asilo residenti in un Centro di Accoglienza Straordinaria situato ai margini della periferia Nord. Partendo da questo luogo, posto al centro di una mappa virtuale, il film accompagna alcuni dei suoi abitanti nella loro quotidianità. Attraverso frammenti e spaccati di vita, realizzati dagli stessi protagonisti del film, si compone una città nascosta, imprevedibile, personale e collettiva. Man mano che ci immergiamo nelle sue geografie emotive scopriamo territori fatti di incontri, legami e connessioni con altri paesaggi, altri luoghi, altre città, altre lingue.
Questa lenta deriva ci rivela un'altra città: i suoi lavoratori, le sue amicizie, i suoi progetti, gli affetti, l'impegno civico, i racconti, i conflitti, le rivendicazioni e le forme di solidarietà che la animano. Nelle sue mappe, ricreate ad ogni navigazione, si profila l'universo magmatico di una piccola comunità di giovani appena approdati in un nuovo mondo. Il filo nascosto del racconto è lo sforzo che spinge ognuno dei protagonisti alla ricerca del proprio sguardo sulla città.
Questa lenta deriva ci rivela un'altra città: i suoi lavoratori, le sue amicizie, i suoi progetti, gli affetti, l'impegno civico, i racconti, i conflitti, le rivendicazioni e le forme di solidarietà che la animano. Nelle sue mappe, ricreate ad ogni navigazione, si profila l'universo magmatico di una piccola comunità di giovani appena approdati in un nuovo mondo. Il filo nascosto del racconto è lo sforzo che spinge ognuno dei protagonisti alla ricerca del proprio sguardo sulla città.
NOTE D'INTENTI
Babel è un'opera collettiva e polifonica. È un affresco frammentato, raccontato in prima persona. È un intreccio di storie, confessioni, visioni, contemplazioni. È un diario a più mani. La centralità del luogo fisico da cui nasce il film, il Centro di Accoglienza dove vivono i protagonisti, è lo snodo da cui parte e torna ogni racconto, ogni fuga, ogni percorso. Il racconto è affidato a materiale eterogeneo: fotografie, registrazioni audio, video, home movies, video-chiamate, telefonate.
L'esplosione linguistica e iconografica del film consente una ricerca permanente, tra immersione o dispersione, tra descrizione e spaesamento, tra geografia e sdoppiamento, di un terreno comune, di uno sguardo proprio. Questa frammentazione dei linguaggi consentirà, ad ogni protagonista-realizzatore, come anche a ogni spettatore, di muoversi liberamente nei territori, reali o immaginari, vicini o lontani, che compongono la sua città.
Babel è un'opera collettiva e polifonica. È un affresco frammentato, raccontato in prima persona. È un intreccio di storie, confessioni, visioni, contemplazioni. È un diario a più mani. La centralità del luogo fisico da cui nasce il film, il Centro di Accoglienza dove vivono i protagonisti, è lo snodo da cui parte e torna ogni racconto, ogni fuga, ogni percorso. Il racconto è affidato a materiale eterogeneo: fotografie, registrazioni audio, video, home movies, video-chiamate, telefonate.
L'esplosione linguistica e iconografica del film consente una ricerca permanente, tra immersione o dispersione, tra descrizione e spaesamento, tra geografia e sdoppiamento, di un terreno comune, di uno sguardo proprio. Questa frammentazione dei linguaggi consentirà, ad ogni protagonista-realizzatore, come anche a ogni spettatore, di muoversi liberamente nei territori, reali o immaginari, vicini o lontani, che compongono la sua città.