SOLENNE TRIDUO DEI MORTI
-SOLEMN TRIDuUM OF the DEAd-
a documentary film by Andrea Grasselli
In Valle Camonica, ancora oggi avviene il rito del montaggio della macchina
del Triduo originale del 1771, composto da elementi lignei e candele.
Oggi al valore religioso, si è sostituito il valore sociale e culturale.
Il film restituisce l’intricato lavoro eseguito dai montatori della
macchina con approccio osservativo. ll rituale è caratterizzato
da una parte dalla costruzione della macchina, e dall'altra
possiede un aspetto contemplativo della macchina
e commemorativo dei defunti.
del Triduo originale del 1771, composto da elementi lignei e candele.
Oggi al valore religioso, si è sostituito il valore sociale e culturale.
Il film restituisce l’intricato lavoro eseguito dai montatori della
macchina con approccio osservativo. ll rituale è caratterizzato
da una parte dalla costruzione della macchina, e dall'altra
possiede un aspetto contemplativo della macchina
e commemorativo dei defunti.
In Camonica Valley, the assembly of the Triduo machine, original of 1771
composed of wooden elements and candles, is still taking place today.
Religious value has been replaced by social and cultural value.
The film returns the intricate work performed by machine
builders with an observational approach.
The ritual is characterized by a part of the
machines construction and on the
other it has a contemplative and
memorial of the defuncts.
composed of wooden elements and candles, is still taking place today.
Religious value has been replaced by social and cultural value.
The film returns the intricate work performed by machine
builders with an observational approach.
The ritual is characterized by a part of the
machines construction and on the
other it has a contemplative and
memorial of the defuncts.
SINOSSI
L’assemblaggio ligneo della Macchina del Triduo dei Morti è un rituale cristiano nato a Brescia nei primi anni del '700 per commemorare i defunti, con solenni funzioni per tre giorni.
Nel 1716, per celebrare il Solenne Triduo dei morti, i religiosi di Brescia proposero ai commercianti della città di utilizzare le risorse, prima destinate al Carnevale, per la costruzione di una macchina scenografica che affascinasse i fedeli. Nel periodo precedente la quaresima, nella Chiesa di San Faustino a Malonno, in Valle Camonica in provincia di Brescia, viene istallata ancora oggi la macchina originale costruita nel 1771.
Il Triduo dei Morti è una pratica di devozione dedicata al suffragio dei Defunti, diffusissima in tutta la diocesi di Brescia ed in buona parte di Bergamo, fino agli anni 70 del Novecento. Ogni parrocchia della provincia di Brescia aveva la sua Macchina e celebrava il triduo con grande concorso di popolo.
Ogni macchina, imponente struttura assemblata a mano in legno scolpito e dipinto, in base alle dimensioni della Chiesa, aveva dalle 300 alle 800 candele di cera, simboleggianti le anime dei defunti. A causa di incendi, incuranza e usura tanti apparati originali in legno sono andati purtroppo distrutti o perduti, rischiando a poco a poco di mandare nell’oblio tale pratica rituale.
Ad oggi poche sono le Macchine originali del Settecento che ancora vengono montate ed assemblate, che restituiscono la fascinazione, stupore e suggestione di un tempo lontano.
Il lavoro attento del Distretto Culturale, nella formulazione dell’archivio Maraéa (“Meraviglia” in dialetto bresciano) tende alla ricerca, per lo studio e la restituzione della cultura immateriale, di pratiche e rituali.
Nella Chiesa di San Faustino a Malonno, in Valle Camonica in provincia di Brescia, ancora oggi viene istallata la macchina originale costruita nel 1771. Questa rarità, data la precarietà delle condizioni dei pezzi lignei che compongono la macchina, acquista importanza dal momento in cui oggi al valore religioso, si è quasi interamente sostituito il valore sociale, e quindi anche il valore culturale.
Il film restituisce l’intricato lavoro eseguito dai montatori della macchina con un approccio osservativo nei due aspetti principali della pratica. ll rituale, infatti, è caratterizzato da una parte “concreta” di costruzione della macchina, come se fosse un cantiere con ponteggi, tubi innocenti, funi, carrucole e scale; dall'altra il rito possiede un aspetto contemplativo, della macchina, e commemorativo, dei defunti.
La resistenza di tale pratica è dovuta senz’altro anche al posizionamento geografico, del piccolo paesino di montagna, di Malonno. Questa geo-localizzazione ha fatto si che si mantenessero, mutandosi, forti le motivazioni per proseguire con la pratica di tale rituale.
L’assemblaggio ligneo della Macchina del Triduo dei Morti è un rituale cristiano nato a Brescia nei primi anni del '700 per commemorare i defunti, con solenni funzioni per tre giorni.
Nel 1716, per celebrare il Solenne Triduo dei morti, i religiosi di Brescia proposero ai commercianti della città di utilizzare le risorse, prima destinate al Carnevale, per la costruzione di una macchina scenografica che affascinasse i fedeli. Nel periodo precedente la quaresima, nella Chiesa di San Faustino a Malonno, in Valle Camonica in provincia di Brescia, viene istallata ancora oggi la macchina originale costruita nel 1771.
Il Triduo dei Morti è una pratica di devozione dedicata al suffragio dei Defunti, diffusissima in tutta la diocesi di Brescia ed in buona parte di Bergamo, fino agli anni 70 del Novecento. Ogni parrocchia della provincia di Brescia aveva la sua Macchina e celebrava il triduo con grande concorso di popolo.
Ogni macchina, imponente struttura assemblata a mano in legno scolpito e dipinto, in base alle dimensioni della Chiesa, aveva dalle 300 alle 800 candele di cera, simboleggianti le anime dei defunti. A causa di incendi, incuranza e usura tanti apparati originali in legno sono andati purtroppo distrutti o perduti, rischiando a poco a poco di mandare nell’oblio tale pratica rituale.
Ad oggi poche sono le Macchine originali del Settecento che ancora vengono montate ed assemblate, che restituiscono la fascinazione, stupore e suggestione di un tempo lontano.
Il lavoro attento del Distretto Culturale, nella formulazione dell’archivio Maraéa (“Meraviglia” in dialetto bresciano) tende alla ricerca, per lo studio e la restituzione della cultura immateriale, di pratiche e rituali.
Nella Chiesa di San Faustino a Malonno, in Valle Camonica in provincia di Brescia, ancora oggi viene istallata la macchina originale costruita nel 1771. Questa rarità, data la precarietà delle condizioni dei pezzi lignei che compongono la macchina, acquista importanza dal momento in cui oggi al valore religioso, si è quasi interamente sostituito il valore sociale, e quindi anche il valore culturale.
Il film restituisce l’intricato lavoro eseguito dai montatori della macchina con un approccio osservativo nei due aspetti principali della pratica. ll rituale, infatti, è caratterizzato da una parte “concreta” di costruzione della macchina, come se fosse un cantiere con ponteggi, tubi innocenti, funi, carrucole e scale; dall'altra il rito possiede un aspetto contemplativo, della macchina, e commemorativo, dei defunti.
La resistenza di tale pratica è dovuta senz’altro anche al posizionamento geografico, del piccolo paesino di montagna, di Malonno. Questa geo-localizzazione ha fatto si che si mantenessero, mutandosi, forti le motivazioni per proseguire con la pratica di tale rituale.
LETTERA D'INTENTI E NOTE DI REGIA
La prospettiva di narrazione che ho inteso imbastire è stata quella di osservare la pratica con rigore e sobrietà, per restituire la solennità del rituale. La mia regia, quindi, si è mossa per mostrare il senso che soggiace alla costruzione della Macchina, sia nei significati religiosi sia nella pratica della costruzione. Ho voluto rispettare i valori del “Triduo”, segmentando i momenti cruciali all’interno di scene costituite da tre inquadrature che solo assieme possono dare il senso dell’insieme. Inoltre, ho pensato il racconto filmico come riproduzione del “montaggio della macchina” pensando ad ogni inquadratura/scena come un elemento unico da “assemblare” agli altri elementi della macchina-film. In conseguenza, pur rispettando la consequenzialità cronologica degli eventi ho volutamente rotto la relazione causa-effetto di ogni azione più immediata e concreta, per ricercare un senso più ampio al lavoro di montaggio.
La relazione, già in fase di scrittura e sopralluoghi, con gli interpreti e protagonisti, cioè con i montatori della macchina, mi ha permesso di imbastire un rapporto di vicinanza con loro: cercando in loro le motivazioni personali di tale rituale e spiegando a loro quello che io volevo restituire attraverso il film.
La costruzione delle inquadrature è pensata soprattutto al fuori campo, cioè a quella parte fuori dallo sguardo, magari evocata dal sonoro, ma comunque oltre all’immagine. Infatti la relazione che si crea nel film tra ciò che si vede in campo e ciò che resta escluso nel fuori campo crea una tensione interpretativa, oltre che narrativa, per cercare di avvicinarsi sia all’aspetto solenne di tale rituale, ma soprattutto all’esistenza umana: mai perfettamente decifrabile e mostrabile.
Alla scenografia realistica, avvalorata dall’imponenza della Macchina vista in tutte le sue fasi fino al completamento e alla decorazione con le 600 candela, ho deciso di sottolineare e valorizzare l’elemento della scala rappresentandolo nelle sue varie forme. La scala, presente in molte inquadrature del film, possiede due valenze: concreta e spirituale.
Il sonoro, parte di presa diretta parte costruito ad hoc, l’ho pensato come elemento costitutivo di una mappatura degli ambienti della Chiesa. I luoghi della Chiesa, infatti, sono sempre acusticamente in relazione tra loro per creare unicità e ambientazione. Inoltre, e questo è l’aspetto più rilevante, abbiamo utilizzato il sonoro per creare un ponte temporale tra il presente, in cui avviene il montaggio della Macchina, e un tempo non meglio identificato in cui gli elementi presenti vengono rimodellati per evocare un passato e suggerire un futuro: consci del fatto che solo con la trasformazione tutto può ancora avere vita.
La prospettiva di narrazione che ho inteso imbastire è stata quella di osservare la pratica con rigore e sobrietà, per restituire la solennità del rituale. La mia regia, quindi, si è mossa per mostrare il senso che soggiace alla costruzione della Macchina, sia nei significati religiosi sia nella pratica della costruzione. Ho voluto rispettare i valori del “Triduo”, segmentando i momenti cruciali all’interno di scene costituite da tre inquadrature che solo assieme possono dare il senso dell’insieme. Inoltre, ho pensato il racconto filmico come riproduzione del “montaggio della macchina” pensando ad ogni inquadratura/scena come un elemento unico da “assemblare” agli altri elementi della macchina-film. In conseguenza, pur rispettando la consequenzialità cronologica degli eventi ho volutamente rotto la relazione causa-effetto di ogni azione più immediata e concreta, per ricercare un senso più ampio al lavoro di montaggio.
La relazione, già in fase di scrittura e sopralluoghi, con gli interpreti e protagonisti, cioè con i montatori della macchina, mi ha permesso di imbastire un rapporto di vicinanza con loro: cercando in loro le motivazioni personali di tale rituale e spiegando a loro quello che io volevo restituire attraverso il film.
La costruzione delle inquadrature è pensata soprattutto al fuori campo, cioè a quella parte fuori dallo sguardo, magari evocata dal sonoro, ma comunque oltre all’immagine. Infatti la relazione che si crea nel film tra ciò che si vede in campo e ciò che resta escluso nel fuori campo crea una tensione interpretativa, oltre che narrativa, per cercare di avvicinarsi sia all’aspetto solenne di tale rituale, ma soprattutto all’esistenza umana: mai perfettamente decifrabile e mostrabile.
Alla scenografia realistica, avvalorata dall’imponenza della Macchina vista in tutte le sue fasi fino al completamento e alla decorazione con le 600 candela, ho deciso di sottolineare e valorizzare l’elemento della scala rappresentandolo nelle sue varie forme. La scala, presente in molte inquadrature del film, possiede due valenze: concreta e spirituale.
Il sonoro, parte di presa diretta parte costruito ad hoc, l’ho pensato come elemento costitutivo di una mappatura degli ambienti della Chiesa. I luoghi della Chiesa, infatti, sono sempre acusticamente in relazione tra loro per creare unicità e ambientazione. Inoltre, e questo è l’aspetto più rilevante, abbiamo utilizzato il sonoro per creare un ponte temporale tra il presente, in cui avviene il montaggio della Macchina, e un tempo non meglio identificato in cui gli elementi presenti vengono rimodellati per evocare un passato e suggerire un futuro: consci del fatto che solo con la trasformazione tutto può ancora avere vita.
LETTER OF INTENT AND DIRECTOR'S NOTES
The perspective of narration that I intended was to observe the practice with rigor and sobriety, to return the solemnity of the ritual. My direction, therefore, has moved to show the sense that underlies the construction of the Machine, both in religious meanings and in the practice of construction. I wanted to respect the values of the "Tridum", dividend the crucial moments within scenes consisting of three shots that only together can give the sense of the whole. In addition, I thought the film story as a reproduction of the "assembly of the machine" thinking of each frame / scene as a unique element to "assemble" the other elements of the camera-film. As a consequence, while respecting the chronological consequentiality of the events, I deliberately broke the cause-effect relationship of every action that was more immediate and concrete, in order to seek a wider meaning for the assembly work.
The relationship, during the writing before the shooting, with the interpreters and protagonists, that is with the machine's assemblers, allowed me to set up a close relations with them: looking for the personal motivations of this ritual and explaining to them what I wanted to return through the film.
The construction of the shots is designed above all to the off-field, that is to that part out of the look, perhaps evoked by the sound, but in any case beyond the image. In fact, the relationship that is created in the film between what you see in the field and what is left out in the frame creates a tension of interpretation, as well as narrative, to try to approach both the solemn aspect of this ritual, but above all to the existence human: never perfectly decipherable and visible.
The realistic scenography, supported by the grandeur of the Machine seen in all its phases up to the completion and decoration with the 600 candles, I decided to underline and enhance the element of the stair, representing it in its various forms. The stair, present in many frames of the film, has two values: concrete and spiritual.
The sound I thought of it as a constitutive element of a mapping of the environments of the Church. The places of the Church, in fact, are always acoustically related to each other to create uniqueness and setting. Moreover, and this is the most relevant aspect, we used the sound to create a temporal bridge between the present, where the machine is assembled, and an unidentified time in which the present elements are remodeled to evoke a past and to suggest a future: aware of the fact that only with the transformation everything can still have life.
The perspective of narration that I intended was to observe the practice with rigor and sobriety, to return the solemnity of the ritual. My direction, therefore, has moved to show the sense that underlies the construction of the Machine, both in religious meanings and in the practice of construction. I wanted to respect the values of the "Tridum", dividend the crucial moments within scenes consisting of three shots that only together can give the sense of the whole. In addition, I thought the film story as a reproduction of the "assembly of the machine" thinking of each frame / scene as a unique element to "assemble" the other elements of the camera-film. As a consequence, while respecting the chronological consequentiality of the events, I deliberately broke the cause-effect relationship of every action that was more immediate and concrete, in order to seek a wider meaning for the assembly work.
The relationship, during the writing before the shooting, with the interpreters and protagonists, that is with the machine's assemblers, allowed me to set up a close relations with them: looking for the personal motivations of this ritual and explaining to them what I wanted to return through the film.
The construction of the shots is designed above all to the off-field, that is to that part out of the look, perhaps evoked by the sound, but in any case beyond the image. In fact, the relationship that is created in the film between what you see in the field and what is left out in the frame creates a tension of interpretation, as well as narrative, to try to approach both the solemn aspect of this ritual, but above all to the existence human: never perfectly decipherable and visible.
The realistic scenography, supported by the grandeur of the Machine seen in all its phases up to the completion and decoration with the 600 candles, I decided to underline and enhance the element of the stair, representing it in its various forms. The stair, present in many frames of the film, has two values: concrete and spiritual.
The sound I thought of it as a constitutive element of a mapping of the environments of the Church. The places of the Church, in fact, are always acoustically related to each other to create uniqueness and setting. Moreover, and this is the most relevant aspect, we used the sound to create a temporal bridge between the present, where the machine is assembled, and an unidentified time in which the present elements are remodeled to evoke a past and to suggest a future: aware of the fact that only with the transformation everything can still have life.
CAST AND CREDITS
solenne triduo dei morti
genre | documentary film
year | 2017
duration | 13'
director | Andrea Grasselli
editor | Giorgio Affanni
cinematographer | Gabriele Chiapparini
original compositions | Maurizio Rinaldi
graphic design | Lorenzo Fantetti
voices | Sara Patti and Michela Gamba
fixer | Giuliano Rossini
historical consultant | Angelo Moreschi, Giacomo Ricci
financial supports | Distretto Culturale di Valle Camonica, Registro dell’Eredità Immateriali di Regione Lombardia
production | OmVideo
executive producers | Andrea Grasselli and Giorgio Affanni
genre | documentary film
year | 2017
duration | 13'
director | Andrea Grasselli
editor | Giorgio Affanni
cinematographer | Gabriele Chiapparini
original compositions | Maurizio Rinaldi
graphic design | Lorenzo Fantetti
voices | Sara Patti and Michela Gamba
fixer | Giuliano Rossini
historical consultant | Angelo Moreschi, Giacomo Ricci
financial supports | Distretto Culturale di Valle Camonica, Registro dell’Eredità Immateriali di Regione Lombardia
production | OmVideo
executive producers | Andrea Grasselli and Giorgio Affanni